logo 

 


Cara Amica,
per favore, vota
immediatamente                                                        CANOVA CLUB                             Roma, maggio 2008
appena ricevi questa                                                 PREMIO R.O.S.A.
scheda. Grazie                                               da donne a donne di successo con
   Risultati Ottenuti Senza Aiuti                               VIIª Edizione

Cara amica,
                        questo invito è indirizzato alla donna di Canovalandia che voterà perché: socia;
sostenitrice; amica speciale del Club; □  partner di socio; partner di sostenitore;  partner di amico speciale del Club. (Per favore, indica la qualifica nel riquadro corretto. Grazie)
I 3 voti disponibili devono essere espressi  ad ogni modo da una donna. I 3 voti(che possono essere dati ad una sola candidata o distribuiti tra 2 o 3 candidate), servono per premiare una delle finaliste del premio R.O.S.A. Canova Club di cui ai CV allegati.
Sette anni fa, una allora Sostenitrice della Solidarietà ed oggi socio del Club, la dottoressa (medico-radiologo-senologo) Carlotta Gaudioso, ebbe l'idea di gratificare una donna di successo per promuovere l'attenzione del mondo del lavoro sulla componente femminile, attraverso un club quasi tutto, ma non per scelta, al maschile. A questa idea, non nuovissima, Carlotta (attuale coordinatrice) innestò quella di un Premio alla donna che avesse ottenuto successo professionale con Risultati Ottenuti Senza Aiuti, il cui acronimo, non a caso, è R.O.S.A.. E' un premio tutto al femminile, perché donne sono le candidate; donne le componenti del Comitato Esecutivo; donne le componenti del Comitato d'Onore; donne le votanti. Ai signori uomini è stato riservato uno spazio nella struttura del Premio nel…Comitato Pari Opportunità.
Il Comitato d'Onore del Premio R.O.S.A. è composto da: Laura Biagiotti, Diana Bracco, Barbara Ensoli, Linda Lanzillotta, Beatrice Marzano, Marisa Pinto Olori del Poggio, Carla Rabitti Bedogni, Maria Teresa Salvemini, Maria Rita Saulle.
Il Comitato Pari Opportunità è composto da: Luigi Abete, Stefano Balsamo, Elio Catania, Paolo Cuccia, Vittorio Grilli, Andrea Monorchio, Luigi Paganetto, Filippo Maria Pandolfi, Antonio Pedone, Mario Sarcinelli, Chicco Testa, Umberto Vattani.
Il Comitato Esecutivo è composto da: Alessandra Oddi Baglioni, Stefano Balsamo, Rossana Cubeddu, Carlotta Gaudioso, Beatrice Marzano, Manuela Morici, Nadia Tartaglia.

Giovedì 22 maggio, nel prestigiosissimo Tempio di Adriano, a Piazza di Pietra, alle ore 19, si svolgerà la consegna dei riconoscimenti alle donne R.O.S.A., con cena (obbligatoria) a seguire. (Se interessata chiami la segreteria del Club, come sotto indicato). Grazie per la partecipazione.                               
                                                                                                     Segreteria Premio R.O.S.A. Canova Club

La Sig.a___________________________________

ha così votato, inviando questo foglio meglio se via email a manuela.x.morici@jpmorgan.com oppure al fax 06/85301139, ovvero telefonando allo 06/84461205, chiedendo della Segreteria Premio R.O.S.A. Canova Club.
Ricordare 3 voti al massimo:
n° voti   _______________alla candidata_________________________

n° voti    ______________ alla candidata_________________________

n° voti   _______________alla candidata_________________________


ANNA CRACCO

Mi chiamo Anna Cracco,sono nata a Montebello (VI) il 22/10/1952, risiedo a Sarego (VI),sono sposata ed ho una figlia.
Diplomata  ragioniere  nel 1971, entrai subito nel mondo del lavoro per impossibilita' della famiglia a sostenere ulteriori costi connessi al proseguimento degli studi: mio padre era operaio, la mamma casalinga, 4 figli.
La mia prima occupazione fu come impiegata in un calzaturificio della zona, poi  in un'azienda di trasporti.
Nel 1976 a seguito concorso pubblico entrai nell'allora Cassa di Risparmio di VR Vi Bl e inizio' la mia carriera bancaria.
Partii come cassiere, poi via via fui destinata a ruoli sempre piu' importanti per arrivare ad un primo step significativo nel 1986 con la nomina a  direttore di filiale: prima donna nel Veneto a ricoprire tale posizione.
Dal quel momento fu un continuo crescendo di riconoscimenti/incarichi  professionali sempre a maggior contenuto e responsabilita'; fui la prima donna dirigente della banca; ho ricoperto vari ruoli tra cui i piu' significativi possono essere riassunti in , capoarea a Verona, capo della gestione risorse umane della Cariverona banca Spa, capoarea Vicenza , condirettore Regione Veneto Centrale in Unicredit Banca.
A fine 2004 ho lasciato Unicredit per accettare l'incarico di Direttore Generale della Banca dell'Artigianto e dell'Industria Spa gruppo bancario Credito Valtellinese, dove sono tutt'ora. Questa nuova sfida, che mi vede impegnata a "costruire una banca" sul territorio Veneto e svilupparla nel Bresciano, e' per me motivo di orgoglio e soddifazione; il progetto procede in linea con gli obiettivi prefissati dal piano industriale e dovrebbe concludersi nel 2011.
Oltre al suddetto incarico, sono consigliere in 3 societa' del gruppo, 2 banche,  e 1 societa di corporate governance del gruppo.
Sono socia del Rotary Club di Vicenza distretto 2060 e socia AIDDA Veneto/Trentino Alto Adige.
Sono altresi' stata selezionata dalla rivista Banking tra le 10 donne piu' importanti della finanza rosa.

Mi considero una persona fortunata,ottimista, semplice, concreta, immediata e diretta nella comunicazione,dotata di grande senso dei responsabilita', attenta agli altri.

Potrei essere triste per:
- non poter condividere con i miei genitori la soddisfazione del mio percorso professionale ( penso ai loro sacrifici per mandare tutti i figli a scuola).
- il tempo non sufficiente dedicato alla mia famiglia.
- per quello che ancora di piu' avrei potuto fare e non ho fatto.

Mi rende felice:

- quando posso aiutare gli altri in qualsiasi occasione.
- quando raggiungo gli obiettivi prefissati.
- quando posso avere un po' di tempo per me

MARIA BIANCA FARINA
Il mio curriculum potrebbe intitolarsi “Manager per … caso”.
Il lavoro, soprattutto il successo nel lavoro, non era infatti, per me ragazza, un obiettivo primario di vita.
Appena finiti gli studi, tra le tante proposte lavorative ricevute, ho scelto quella che mi incuriosiva ed interessava di più. Per meglio dire, su chiamata dell’INA (Istituto Nazionale delle Assicurazioni) in seguito a segnalazione universitaria per il mio curriculum, ho partecipato ad un concorso ove mi sono classificata al primo posto. Anche se senza grande convinzione, ho deciso allora di provare l’esperienza.
Ma il lavoro, come spesso mi accadeva e mi accade tuttora per molte cose della vita, mi ha preso e conquistato per gli interessi professionali e relazionali che mi presentava.
Nell’INA ho svolto tutto il percorso gerarchico nei settori amministrativo, fiscale, finanza, pianificazione e controllo di gestione, da Capo Ufficio a Vice Direttore Generale nel 2003.
Esperienza particolarmente forte e formativa è stata la privatizzazione dell’INA e le numerose operazioni societarie che ne sono derivate (fusioni, scissioni, acquisizioni, ecc.).
Nel lavoro ho sempre curato l’innovazione e l’approfondimento. Le nuove frontiere, ricercate sempre con determinazione, anche se all’interno della stessa azienda, sono state costantemente il mio interesse.
Nel 2004 una nuova e in quel momento inaspettata proposta: la Direzione Generale di Poste Vita, una società giovane (nata nel 1999) fatta di giovani (età media 35 anni).
Nuovo entusiasmo, nuove relazioni, nuove sfide.
Dal gennaio 2007 ne sono l’Amministratore Delegato.
Il mio orgoglio di oggi non è legato tanto alla classifica della società al 1° posto della produzione 2007 del mercato assicurativo vita italiano, ma piuttosto all’aver realizzato una nuova e bella squadra con tanti obiettivi sfidanti e importanti da perseguire.
Quindi i progetti, l’entusiasmo, la voglia di costruire continuano!!
Ovviamente insieme al lavoro, intrecciata con questo ma mai sopraffatta, si è svolta la mia vita di affetti: figlia, moglie, madre. Ed è a questi che sono portata a pensare se devo indicarvi i motivi delle mie tristezze e delle mie felicità.
La tristezza più grande è quella di non poter fisicamente condividere la vita del presente con le persone più care che non ci sono più (mio figlio e mio marito).
Sono triste quando vivo motivi di incomprensione, di sfiducia, più ancora di ingiustizia e sopraffazione.
Sono triste quando incontro esperienze di malattia e solitudine.
Sono invece felice quando vedo il sorriso negli occhi di mia figlia e la sento vivere con grande determinazione e passione le sue prime esperienze professionali di medico.
Sono felice quando vedo le persone con cui lavoro, entusiaste e focalizzate con fiducia reciproca su un obiettivo comune.
Sono felice anche per le piccole cose del quotidiano: un amico di cui sperimento l’affetto disinteressato, il sorriso di una persona che riesco ad aiutare e incoraggiare, la scoperta di un nuovo paesaggio, il cielo osservato dal terrazzo di casa mia.


Silvia Giordani

Nasce a Bergamo il 23 gennaio 1973 e fin da bambina scopre la sua passione per la scienza.  Si diletta a fare esperimenti in cucina ed alle scuole medie organizza per i suoi compagni di classe dimostrazioni nel laboratorio di scienze procurandosi tutti i materiali necessari.

Nel 1991 si diploma in chimica all'Istituto Tecnico Industriale “G. Natta” di Bergamo e si iscrive al corso di laurea in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche all'Universita' Statale di Milano.  Partecipa ad un concorso pubblico al PMIP di Bergamo (ora ARPA) e nel 1995 viene chiamata per più sostituzioni di maternità. Dal giugno 1995 al luglio 1999 lavora a tempo pieno come perito chimico al laboratorio di acque di scarico e rifiuti con contratti a tempo determinato ma continua a frequentare i laboratori obbligatori all’universita’ di Milano ed a sostenere gli esami.  Nel Marzo 1999 si laurea a pieni voti con una tesi sperimentale esterna sull’impianto di depurazione delle acque della BAS di Bergamo.

Come premio di laurea vola a Miami, a visitare gli zii e per poter star loro vicina in un momento molto doloroso chiede un colloquio al dipartimento di chimica. Tornata in Italia si prepara gli esami necessari (TOEFL e GRE) per presentare la domanda di PhD. Vince la borsa di studio e il 17 agosto 1999 riparte per gli Stati Uniti. Inizia la sua avventura nel mondo della ricerca e la sua vita da itinerante per la quale ottiene il soprannome "la ragazza con la valigia". Il 19 agosto e’ già in classe per lezioni, esami e 20 ore di insegnamento alle matricole di chimica in un ambiente molto competitivo. Agli esami del primo semestre risulta la prima della classe e riceve dal dipartimento il Premio migliore studente e la nomina per la prestigiosa borsa di studio Robert E. Maytag (una all’anno in tutto il College di Arte e Scienza).  Da "teaching assistant" diventa "fellow" e dopo aver passato il “qualifier exam” in chimica organica si dedica totalmente alla ricerca. In tre anni scrive 11 pubblicazioni su interruttori molecolari che hanno un grosso impatto nella comunità internazionale e vengono messe in risalto su riviste prestigiose quali Nature, Nature Materials, New Scientist, Photonic Spectra e Materials Today. Riceve numerosi premi  e si classifica prima al Forum di Ricerca e Creatività.

Dopo aver conseguito il Master ed il Dottorato in Chimica all'Universita' di Miami nel 2003 si trasferisce a Dublino nel dipartimento di fisica del Trinity College con una borsa europea «Marie Curie» per studiare i nanotubi al carbonio. Al termine dei tre anni scrive una proposta europea Marie Curie ed ottiene i fondi per rientrare in Italia (Universita' di Trieste). Viene invitata a scrivere la sua Storia Successo Marie Curie dall’Associazione Universita’ Irlandesi (IUA).

Nel 2006 partecipa ad un concorso internazionale molto prestigio. Affronta con successo tutte le fasi di selezione ed il colloquio finale con un comitato di scienziati di fama internazionale. Si aggiudica così un milione di euro per realizzare il suo progetto di ricerca scientifica e il “President of Ireland Young Researcher Award” le viene consegnato direttamente dalla Presidente della Repubblica d’Irlanda Mary McAleese.

Nel settembre 2007 si ritrasferisce a Dublino al dipartimento di chimica del Trinity College e in meno di sei mesi equipaggia un laboratorio nel nuovo centro di ricerca in nanotecnologie (CRANN). Si assicura altri fondi dalla fondazione scientifica irlandese (SFI), da fondi governativi (IRCSET) e dalla società Intel con la quale ha un'attiva collaborazione di ricerca. Il suo attuale gruppo internazionale comprende tre dottorandi, una post-dottoranda e due laureandi.

I suoi risultati hanno generato finora 30 pubblicazioni su prestigiose riviste internazionali ad alto impatto, quali: Proceedings of the National Academy of Sciences, Journal of the American Chemical Society, Advanced Materials, Journal of the Physical Chemistry e Organic Letters.  Le sue pubblicazioni hanno ricevutofinora ~450 citazioni.  E’ coautrice di un capitolo su interruttori molecolari per la prima enciclopedia di Nanoscienza e Nanotecnologia, 2 capitoli di libri, e 45 abstracts a conferenze. Negli ultimi 5 anni ha dato38 presentazioni orali a congressi internazionali, Università e Centri di Ricerca. E’ stata invitata a diversi workshop sulla tematica “Donne e Scienza”, organizzati anche dal Parlamento Europeo.

Oltre alla scienza ama suonare il pianoforte, dipingere quadri surreali e fotografare il mondo.
Le tre cose che la rendono felice: il sorriso dei bambini, l’amicizia, la solidarietà
Le tre cose che la rendono triste: la fame nel mondo, le guerre, le malattie incurabili

Maria Rita Gismondo

Nasco a Catania, il 18 Febbraio 1954, in una famiglia siciliana che mi accoglie con lo svenimento di mio padre che avrebbe voluto un maschietto, anche per alleviare il dolore della perdita del primogenito. Sin dal primo vagito, comincia la conquista giornaliera di tutto, con la costante sensazione di essere costretta a remare contro corrente. E controcorrente è la mia scelta di studiare fino alla laurea (la tradizione della mia vecchia famiglia siciliana reputava vergognoso che una donna andasse a lavorare), che mi viene concessa solo se in Scienze Biologiche, benchè la mia scelta fosse diversa. L’imposizione non spegne però l’amore per la Medicina, che si concretizza con la seconda laurea, proprio in Medicina e Chirurgia. Attratta dalla ricerca, frequento l’Istituto di Microbiologia dell’Università di Catania e mi specializzo in Microbiologia e Virologia. Mentre studio ed imparo a far ricerca, emerge la voglia di uscire dai confini di un’accademia con orizzonti per me limitati e, malgrado nel frattempo nella mia vita sia subentrato un matrimonio, bruciato immediatamente ed una bambina, decido di andare a studiare al London Hospital. Lì studio e lavoro, guadagnandomi il biglietto aereo che mi permette di passare almeno due fine settimane al mese con la mia bambina, in Italia. Dopo un anno torno a Catania. Resisto alle pressioni della mia famiglia che vorrebbe tornassi a vivere con loro. Con sforzi economici, senza alcun aiuto da parte della mia famiglia che non condivide assolutamente la maniera “maschile” di impostare la vita, riesco a difendere l indipendenza e vivo rocambolescamente con la mia bambina, mentre lavoro, studio e faccio ricerca. La mia “esterofilia”, a causa dei contatti continui con ricercatori stranieri, causa critiche nell’ambiente universitario di Catania, chiuso. Con la mentalità che non si piega a strumenti diversi da quelli  meritocratici, percepisco che l’unica possibilità di trovare uno sbocco universitario, sia quello di specializzarmi in un settore molto specifico, che mi renda per la materia, quasi una rarità. Decido di diventare una scelta necessaria. Vado negli USA, prima per studi sulla patogenicità dei batteri e poi per apprendere tecniche di risposta diagnostica all’emergenza infettivologica (bioterrorismo, pandemie), materie assolutamente sconosciute a quei tempi in Italia.
Vinco il concorso come professore associato presso l’Univ di Catania. L’ambiente catanese mi opprime. Presto mi trasferisco a Milano e formo un mio gruppo di ricerca, con giovani che lavorano tra l’Italia e gli USA. Mi viene chiesto di ricoprire le funzioni primariali presso il laboratorio dell’Osp Sacco, dove nessuno vuole andare, perchè versa in condizioni pessime. Accetto la sfida. Riesco ad ottenere fondi, attraverso i miei contatti all’estero, ed il laboratorio da due locali in un sottoscala, diventa il primo in Italia, oltre 1000 mq con aree superattrezzate e strumenti unici. Nell’ambiente universitario la mia scelta di indipendenza professionale, ed il successo raggiunto da sola, vengono interpretati come un affronto. Vengo convocata da “vecchi maestri” che mi dichiarano che i riconoscimenti all’estero non sarebbero serviti a nulla. In Italia la mia sorte dipendeva da loro, a meno che “non mi dessi una regolata e mi agitassi meno a pubblicare lavori”. Saluto e vado via. Arriva il 2001 e l’allarme bioterrorismo. Sono l’unica ricercatrice nel Nord Italia ad averne conoscenza. Mi viene affidata la BSL4, una delle 12 strutture europee di massima sicurezza. Con il mio staff metto a punto un test rapido che in sole 2 ore permette di fare diagnosi di antrace. Comunico i risultati dello studio al Ministero della Salute (ministro Sirchia), all’ISS. Nessuna risposta. Contatto l’FDA. Approvazione immediata. La BWW mi annovera tra i 400 più famosi al mondo per il 2005. La Regina Sofia di Spagna mi dà l’onore di conferirmi il primo incarico di collaborazione scientifica della Reina Sofia Fundation per lo studio dell’AD. Non arriva alcun compiacimento italiano. Aumentano le invidie universitarie e gli attacchi.
Membro anche della NY Academy of Science, citata in Who’s Who in The WorldWho’s Who in Science and Engeinering e Who’s Who in Health , mi si nega l’iscrizione ad una società scientifica italiana del settore (fra i soci anche studenti!).  Verso di me un’anatema: non mi sarà mai concesso di vincere un concorso a professore ordinario. Non mi fermano. Partecipo a concorsi nei quali miei tesisti vengono giudicati “con più” esperienza di me. Aspetto il momento opportuno per ottenere giustizia. Studio ogni minimo particolare delle documentazioni delle procedure concorsuali che mi penalizzano. Trovo finalmente l’errore amministrativo. Il vincitore non ha presentato alcuni dei documenti richiesti. Procedo legalmente. Sette anni di battaglia. Il concorso viene definitivamente annullato. In questi giorni si rifarà. Non so come andrà a finire. Sono certa che non mi stancherò a far giustizia. La mia specialità ha intanto meritato incarichi ministeriali, regionali ed a livello europeo, premi e diversi riconoscimenti istituzionali.
La battaglia giornaliera nella mia vita professionale non mi ha però fatto dimenticare né l’impegno familiare. Ad oggi ho due splendide figlie, Beatrice e Cecilia, né quello sociale. Sono presidente e fondatrice della Fondazione Donna a Milano Onlus, che si interessa del disagio femminile.
Un po’ di tempo (la 25ma ora della giornata!) lo dedico ai miei hobby. Ho scritto e pubblicato due libri: Un camice per mamma  (lettera alle mie figlie, alle quali racconto la mia vita) e La finestra sul cortile , nel quale racconto le tradizioni della mia Sicilia, a partire dal nucleo sociale del “cortile”, con la descrizione della preparazione delle grandi feste e le vecchie ricette di un quaderno di mia nonna.
La sfida non è finita, anche se agli occhi di tutti posso apparire “arrivata”. Non avendo mai ottenuto alcun aiuto economico italiano alla mia ricerca, ora ho deciso di non mollare. Il mio nuovo progetto dovrà essere italiano ed italiani dovranno essere i ricercatori che sto formando. Non so se riuscirò  a raggiungere gli obbiettivi, ma i sogni sono sempre stati il carburante della mia vita e non posso permettermi di ucciderli.
3 cose che mi fanno felice: 1) gli occhi pieni di fiducia con i quali, a volte,mi guardano i ragazzi del mio staff; 2) seguire un protocollo di ricerca ed arrivare ad un risultato insperato; 3) potermi sentire libera di pensare ciò che voglio.
3 cose che mi fanno star male: 1) pensare ai bambini che scavano nelle miniere di diamanti, mentre ricordo che ne ho qualcuno anch’io; 2) non aver ricevuto un bacio da mia madre, prima che morisse; 3) la caduta dei valori cui si assiste.

Angela Pria

Nasce a Roma l’11 giugno 1953. Nel 1977 si laurea in giurisprudenza, a pieni voti, presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”  discutendo la tesi “La pignorabilita’ dei crediti e il principio costituzionale di uguaglianza”. Per due anni e’ assistente presso la cattedra di diritto civile.
Nel 1979 vince il concorso per Consigliere di prefettura presso il Ministero dell’Interno da quel momento la sua carriera avra’ una costante: organizzare nuovi uffici. Le viene conferito l’incarico di direttore di sezione per la formazione. Nel 1980 avvia il processo di costituzione della Scuola Superiore del Ministero dell’Interno. Nel novembre dello stesso anno partecipa alle operazioni di soccorso delle popolazioni colpite dal terremoto dell’Irpinia. Non dimentichera’ mai l’arrivo in quella terra, i giorni trascorsi nella caserma Berardi, le frenetiche attivita’ svolte per alleviare le sofferenze a chi aveva perso tutto. Nel 1981 e’ l’unico funzionario addetto nel neo Gabinetto del Ministro per la protezione civile; partecipa a diversi gruppi di lavoro anche internazionali, trascorre un lungo periodo di formazione a New York nell’ambito degli scambi Italia USA. Torna ad occuparsi di formazione nel 1982 con l’inaugurazione della Scuola Superiore. E’ l’anno delle riforme,  presso l’Ufficio legislativo, segue l’iter parlamentare della riforma della Presidenza del Consiglio dei Ministri che portera’ alla legge n. 400. Con la nomina del Prefetto Parisi a Capo della Polizia, trascorre sette anni presso il Dipartimento della Pubblica Sicurezza dove, unica donna del gruppo, lavora all’attuazione della legge n.121 del 1981 redigendo i decreti attuati di organizzazione degli uffici periferici della P.S.. Passa all’Ufficio relazioni sindacali. Nel 1994 sara’ la prima donna a ricoprire l’incarico di Capo della Segreteria tecnica del Ministro dell’Interno, incarico che manterra’ con tre Ministri. Per cinque anni dirige l’Ufficio per l’organizzazione e metodo e per le relazioni sindacali dell’amministrazione civile dell’interno; resposnabile della delegazione trattante di parte pubblica concludera’ il primo accordo sindacale per il personale della carriera prefattizia. Nel 2001, da viceprefetto, sara’ la prima donna a ricopriere l’incarico di Capo di Gabinetto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Nei cinque anni avra’ l’opportunita’ di essere delegato governativo in seno al Consiglio di  amministrazione dell’ILO (International Labour Office), e rappresentate del governo in numerosi organismi: “Comitato alto orientamento tecnico-politico in materia di lavoro pubblico e privato”, “Comitato governativo Italia-Cina “, “Comitato consultivo tripartito OIL”, “Consiglio direttivo della CSR (Corporate social responsibility). Partecipa a convegni e seminari di studio:”Prima Conferenza Nazionale della dirigenza statale”, “Alcune riflessioni in materia di lavoro minorile”, “Le prospettive per gli adolescenti ed i giovani in Africa”, “Integrazione e immigrazione”. Nel gennaio 2007 e’ la prima donna a ricoprire l’incarico di direttore centrale per l’immigrazione e la polizia delle frontiere, ha la responsabilita’ di circa 6.000 donne e uomini operanti nei diversi uffici sul territorio.
E’ molto curiosa e nel corso delle diverse esperienze e’ venuta in contatto con ambienti esterni alla Pubblica amministrazione dove ha cercato di trasferire innovazioni e metodologia di lavoro chiedendo la condivisione ai propri collaboratori. Ma non c’e’ solo il lavoro. E’ felicemente sposata dal 1979 ed ha due figli di 29 e 25 anni, il primo private banker il secondo frequanta la facolta’ di economia. Completano la famiglia Lupin (un cane) e BruBru (un cavallo). Il tempo libero, non molto per la varita’, e’ dedicato alla lettura, musica e teatro. Ha praticato a livello agonistico la scherma e il basket, non sono mancati lo sci e l’equitazione ma, la montagna e’ la sua grande passione. In vetta vicini al cielo la mente e l’anima sono piu’ leggeri!

Tre motivi che la rendono triste:

  • la mancanza di lealtà
  • la superficialità
  • l’egoismo

           
Tre motivi che la rendono felice:

    • fare squadra nella vita e nel lavoro
    • rigenerarmi con una passeggiata in montagna
    • stare con i bambini