Ultimo Cenacolo,
quello del 28 ottobre ovvero della marcia
dell’Associazione Canova Club su Roma: se
è vera com’è vera la forza
scaramantica del detto “Club (nuovo) bagnato,
Club fortunato” il Vostro Canova sarà di
gran lunga il Club più fortunato della storia
dei clubs perché l’acqua che ha preso il
giorno della sua presentazione ufficiale, non
l’hai mai presa nessun club a memoria dei
presenti.
Andiamo a raccontare: il Big Ben di Westminster aveva
appena cessato di far sentire i rintocchi delle 9
p.m. ora di Londra che iniziava, alle 10 p.m. ora di
Roma, l’esondazione del salone ove si svolgeva
la serata Canova...ma facciamo 3 passi indietro
perchè si erano già consumati 3 eventi
straordinari in 3 ore.
1. Dalle 7 p.m. alle 8 p.m. c’era stato il rito
dell’aperitivo: per molti presenzialisti la
parte più importante per partecipare agli
eventi Canova specie per i non Soci che fraintendono
(in buona fede, of course) continuamente il
significato di “Effermeride” con quello
di “invito a consumare a sbafo” aperitivi
e noccioline e tentare di acquisire potenziali
conoscenze interessanti non-si-sa-mai.
2. Dalle 8 p.m. alle 9 p.m. c’era stata la
dovuta presentazione dei Soci ai Soci in occasione
della rifondazione ufficiale del Club: uno spettacolo
nello spettacolo, come può essere quello di
vedere avvicendarsi al “patibolo” della
pedana managers ed economisti, professori ed
imprenditori per presentare se stessi ed il loro
curriculum vitae in 45 secondi 45 con l’obbligo
di essere simpatici, spiritosi, autoironici. Il
tutto reso più elettrizzante dagli applausi
registrati a tempo (cioè rigorosamente ogni 3
minuti di orologio, come aveva programmato quel
geniaccio del Capo nell’organizzare la SSS
(Serata Super-Spontanea).
3. Dalle 9 pm alle 10 pm tutti a cena CCCC, Con Carlo
Capria Cantante a fare da digestivo (!) con le sue
canzoni evergreen and everthose, adatte a molti dei
Soci evergreen o meglio WW=whole white. Eravamo
ormai tutti con la flute di vetro in bocca, ricolma
di (rigoroso) spumante italiano, e il bravo
presentatore aveva appena annunciato con il suo
famoso timbro tenebroso tenorile (ma con sacrificio
supremo delle sue corde vocali per sovrastare le
musiche sparate dal sordo, a qualsiasi richiesta di
abbassare il volume, CC) che si stava per servire la
seconda portata di “CV spiritosi” con
grave pregiudizio alla salute dell’audience
(per le conseguenze postprandiali) e al prestigio del
Canova; tutti i presenti avevano inondata la loro
gola con le prime gocce di alcool, che le prime gocce
hanno cominciato ad inondare i capelli dei commensali
piovendo dal tetto e i primi flutti entrare dalle
porte d’ingresso esterne. Giove Pluvio era
intervenuto in soccorso del Club più popolare
dell’Olimpo.
L’azione
liquida combinata (sopra e sotto gli astanti) di rara
efficacia e precisione, aveva provocato un effetto
coreografico di grande bellezza scenica con tutti i
Soci ad alzarsi in piedi in modo sincrono, come da
Ola negli stadi, per sciogliere meglio il dilemma se
fossero acque bianche o acque nere.
Errore, era un
trilemma: erano acque piovane mixate con residui da
strada e mentre Carlo continuava a cantare (da 10
minuti sempre “My Way”, canzone simbolo
del Club) gli altri Soci si univano a lui
trasformandolo in Gospel per calarsi totalmente nelle
scene più indimenticabili di “Cantando
sotto la pioggia”.
Finalmente i
camerieri del Parco dei Principi svelavano il
mistero: c’era una tale acqua in Via
Frescobaldi e zone adiacenti da aver trasformato le
strade in canali e calli, riversando di sotto,
quantomeno al piano meno 2 dove eravamo, tutta
l’acqua riversabile secondo la teoria dei vasi
comunicanti.
Mentre la folla,
compostamente, si precipitava urlando alle uscite del
salone, il Leader Maximo l'inseguiva con la sua voce
profetica ripetendo per 3 volte “ite, festa
est” e lasciando a Carlo di proseguire con
la sua “My Way” per dare un tocco da
Titanic al già citato “Singing in the
Rain”.
Ci siamo così
trovati in salvo al piano meno 1, mentre il meno 2
diventava una piscina con suppellettili
galleggianti.
L’atmosfera
era straordinariamente gioiosa, eccitante e
adrenalinica per 3 motivi: la serata era finita. Deo
gratias alle 22.30; nessuno aveva mai vissuto
una serata dentro l’acqua in abito scuro e
churches; non c’era più l’obbligo
di presenziare alla presentazione dei Soci le
prossime serate (si potranno ingoiare a piccoli
bocconi per volta nei prossimi Almanacchi e nel
prossimo Sito).
C’è un
post scriptum alla serata veneziana: il racconto dei
vari tentativi delle 200 persone presenti di uscire
dall’hotel senza avere una gondola a
disposizione; uno per tutti quello del cronista che
ha adottato l’alzata delle braghe di pura lana
vergine fino al ginocchio per permettere alle acque
piovane miste (di non meglio saperlo) di arrivargli
fin sopra le caviglie per entrare in macchina
pregando Nettuno che ripartisse.
E’ ripartita
e, a conferma fosse un’acqua fortunata, nessun
raffreddore in regalo |