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SINTESI DELLA SERATA
del 28 ottobre 2008

Ultimo Cenacolo, quello del 28 ottobre ovvero della marcia dell’Associazione Canova Club su Roma: se è vera com’è vera la forza scaramantica del detto “Club (nuovo) bagnato, Club fortunato” il Vostro Canova sarà di gran lunga il Club più fortunato della storia dei clubs perché l’acqua che ha preso il giorno della sua presentazione ufficiale, non l’hai mai presa nessun club a memoria dei presenti.

Andiamo a raccontare: il Big Ben di Westminster aveva appena cessato di far sentire i rintocchi delle 9 p.m. ora di Londra che iniziava, alle 10 p.m. ora di Roma, l’esondazione del salone ove si svolgeva la serata Canova...ma facciamo 3 passi indietro perchè si erano già consumati 3 eventi straordinari in 3 ore.

1. Dalle 7 p.m. alle 8 p.m. c’era stato il rito dell’aperitivo: per molti presenzialisti la parte più importante per partecipare agli eventi Canova specie per i non Soci che fraintendono (in buona fede, of course) continuamente il significato di “Effermeride” con quello di “invito a consumare a sbafo” aperitivi e noccioline e tentare di acquisire potenziali conoscenze interessanti non-si-sa-mai.

2. Dalle 8 p.m. alle 9 p.m. c’era stata la dovuta presentazione dei Soci ai Soci in occasione della rifondazione ufficiale del Club: uno spettacolo nello spettacolo, come può essere quello di vedere avvicendarsi al “patibolo” della pedana managers ed economisti, professori ed imprenditori per presentare se stessi ed il loro curriculum vitae in 45 secondi 45 con l’obbligo di essere simpatici, spiritosi, autoironici. Il tutto reso più elettrizzante dagli applausi registrati a tempo (cioè rigorosamente ogni 3 minuti di orologio, come aveva programmato quel geniaccio del Capo nell’organizzare la SSS (Serata Super-Spontanea).
3. Dalle 9 pm alle 10 pm tutti a cena CCCC, Con Carlo Capria Cantante a fare da digestivo (!) con le sue canzoni evergreen and everthose, adatte a molti dei Soci evergreen o meglio WW=whole white. Eravamo ormai tutti con la flute di vetro in bocca, ricolma di (rigoroso) spumante italiano, e il bravo presentatore aveva appena annunciato con il suo famoso timbro tenebroso tenorile (ma con sacrificio supremo delle sue corde vocali per sovrastare le musiche sparate dal sordo, a qualsiasi richiesta di abbassare il volume, CC) che si stava per servire la seconda portata di “CV spiritosi” con grave pregiudizio alla salute dell’audience (per le conseguenze postprandiali) e al prestigio del Canova; tutti i presenti avevano inondata la loro gola con le prime gocce di alcool, che le prime gocce hanno cominciato ad inondare i capelli dei commensali piovendo dal tetto e i primi flutti entrare dalle porte d’ingresso esterne. Giove Pluvio era intervenuto in soccorso del Club più popolare dell’Olimpo.

L’azione liquida combinata (sopra e sotto gli astanti) di rara efficacia e precisione, aveva provocato un effetto coreografico di grande bellezza scenica con tutti i Soci ad alzarsi in piedi in modo sincrono, come da Ola negli stadi, per sciogliere meglio il dilemma se fossero acque bianche o acque nere.

Errore, era un trilemma: erano acque piovane mixate con residui da strada e mentre Carlo continuava a cantare (da 10 minuti sempre “My Way”, canzone simbolo del Club) gli altri Soci si univano a lui trasformandolo in Gospel per calarsi totalmente nelle scene più indimenticabili di “Cantando sotto la pioggia”.

Finalmente i camerieri del Parco dei Principi svelavano il mistero: c’era una tale acqua in Via Frescobaldi e zone adiacenti da aver trasformato le strade in canali e calli, riversando di sotto, quantomeno al piano meno 2 dove eravamo, tutta l’acqua riversabile secondo la teoria dei vasi comunicanti.

Mentre la folla, compostamente, si precipitava urlando alle uscite del salone, il Leader Maximo l'inseguiva con la sua voce profetica ripetendo per 3 volte “ite, festa est” e lasciando a Carlo di proseguire con la sua “My Way” per dare un tocco da Titanic al già citato “Singing in the Rain”.

Ci siamo così trovati in salvo al piano meno 1, mentre il meno 2 diventava una piscina con suppellettili galleggianti.

L’atmosfera era straordinariamente gioiosa, eccitante e adrenalinica per 3 motivi: la serata era finita. Deo gratias alle 22.30; nessuno aveva mai vissuto una serata dentro l’acqua in abito scuro e churches; non c’era più l’obbligo di presenziare alla presentazione dei Soci le prossime serate (si potranno ingoiare a piccoli bocconi per volta nei prossimi Almanacchi e nel prossimo Sito).

C’è un post scriptum alla serata veneziana: il racconto dei vari tentativi delle 200 persone presenti di uscire dall’hotel senza avere una gondola a disposizione; uno per tutti quello del cronista che ha adottato l’alzata delle braghe di pura lana vergine fino al ginocchio per permettere alle acque piovane miste (di non meglio saperlo) di arrivargli fin sopra le caviglie per entrare in macchina pregando Nettuno che ripartisse.

E’ ripartita e, a conferma fosse un’acqua fortunata, nessun raffreddore in regalo

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