D: Prima di entrare in argomento, ci permetta una digressione
sul privato: lei ha 62 anni e da 36 lavora .(ancora) in una banca
d’affari americana: non è un po’ singolare?
.R: Non proprio se decidi, come me, che sia un lavoro
..temporaneo!
D: Scusi, ma non capisco totalmente la battuta.
R: Ha ragione. Le spiego il paradosso.
Dopo 5 anni di duro lavoro, avevo lasciato il Credito
Italiano(dove ero stato scaraventato democraticamente da mio
padre, a 18 anni, dopo il diploma di ragioneria, per blindarmi in
un posto sicuro), perché, per darti la procura, dovevi
girare l’Italia. Ed io, da buon siculo di sangue, mi ero
innamorato di Roma e di tutto quello che c’è intorno,
e non me ne volevo andare per fare carriera. Dopo una dozzina di
colloqui, in cui tutte le banche hanno fatto a gara per…non
prendermi, sono stato assunto dalla Morgan Vonwiller, in apertura
a Roma, grazie alla “raccomandazione” giusta: quella
della segretaria del gran capo: assunto per il posto sbagliato
(estero merci), con l’esperienza sbagliata
(forestieri/cambio valute). Insomma, non ero neppure stato
assunto, che già ero a pensare di dovermene andare, anche
perché il mio inglese era pessimo.
D: Ma poi ha imparato?
R: Poco e penosamente.(Con il computer è andata peggio. Non
ci ho -quasi- neppure provato). Inoltre, scoprii subito che nella
banca americana volevano farmi girare per il mondo, sempre per
farmi fare quella (maledetta) carriera che non volevo fare.
D: Però l’ha fatta se è il capo, da tempo
immemorabile, della JPMorgan a Roma.
R: In effetti, tra tutte queste non qualificazioni, una
l’avevo maturata, inconsapevolmente e naturalmente: fare
networking, metter insieme la gente, (che vuole stare insieme e
che, per fortuna, è la maggioranza), attraverso la creazione
di…clubs.
D: E così è arrivato direttamene al tema. Che vuol dire
creare clubs? Può essere più specifico?
R: Nel 1978, da buon siciliano, con la tara atavica del clan, al
richiamo di "amici nella professionalità'", presi a riunire
alcuni colleghi, officers italiani, di banche americane,
quest'ultime, in piena profittevole scoperta del Bel Paese.
I "Cenacoli" mensili si svolgevano al Bar “Canova” di
Piazza del Popolo, donde il nome del Club. Lo scopo iniziale fu
quello di dividere insieme prospettive e preoccupazioni lavorando
per delle multinazionali in un ambiente romano ed una dimensione
romanesca. Ma la contemporanea frequentazione di libellule
notturne nel Bar Canova rendeva quelle riunioni più simili
alle "serate bischere di Amici Miei" che a dissertazioni da
Accademia della Crusca. L'unica regola che ci demmo e che
sopravvive tutt'oggi è quella di cercare di non darsi delle
regole, accettando solo quella del "buon gusto e del buon senso".
(La logica della modestia imperante era quella che le leggi
servono dove qualcosa non va. Questo non è mai stato il caso
del Canova).
Crescemmo "slowly but surely" cooptando amici ed amici degli
amici che lavoravano nell'ambito delle problematiche aziendali,
con enfasi in finanza, specie quella internazionale
D: Quando vi vedevate e con che frequenza?
R: Prendemmo a vederci (e ci vediamo) verso le 18.30 unica uscita
dal lavoro a quell'orario antelucano. Il vedersi e parlarsi
almeno una volta il mese in occasione dei Cenacoli, fu (ed
è) uno dei veri obiettivi del Canova. Ciò serve a
mantenere amicizie che, lasciando altrimenti gli incontri al caso
e all'interesse contingente, sarebbero morte per mancanza di
opportunità. Fino alle 19.30, durante l'aperitivo, è
rimasto lecito parlarsi addosso, a coppie o a gruppi. Tra le
19.30 e le 21.00, hanno luogo le famose discussioni canoviane
rese piccanti dallo stomaco vuoto (si cena dopo). Ci fu, specie
all'inizio, qualcuno dei soci che cercò di parlare lui
stesso di qualche argomento tecnico-economico-finanziario.
Scoprimmo presto che questa sarebbe stata la migliore "soluzione
finale" e definitiva per il Canova e fummo così costretti a
passare ad ospiti d'onore esterni. Fra costoro una sera venne il
(Deputy) Ambasciatore Americano. Le Brigate Rosse & Co. non
erano ancora pentite e gli USA avevano appena "conquistato"
Granada. Risultato: gli uomini della sicurezza USA conquistarono
anche il Bar Canova. Ed i superstiti furono deportati
all'Hosteria dell'Orso, dove si riunirono per molti anni.
D. Quali sono gli ingredienti da allora?
R: "The best members", "the best speakers" e "the best premises".
Il locale più prestigioso di Roma allora, l’Hostaria
dell’Orso appunto, riservò al club le sue splendide
sale e la famosa “Cabala” danzereccia. Quando la
Cabala cominciò ad esser stretta, vagammo un po’ per
altre locations, fino ad approdare, in modo definitivo, al Grand
Hotel Parco dei Principi.
D: Chi sono gli speakers del Canova?
R: Attenendosi scrupolosamente all'informalità, alla
franchezza ed al "seri ma non seriosi", sono venuti a dispensare
cultura i nomi più prestigiosi, specie in termini di
economia e finanza (basta leggere l'apposito allegato per
esternare il proprio stupore). In verità i veri motivi
inconfessati che spinsero (e spingono) molti degli Ospiti
Speciali a venir nella tana del Canova sono: non dover pagare
un'audience predisposta ad ascoltarli; 2) ricevere gratuitamente
un simbolo del Canova, del non disprezzabile valore di E 70.00;
3) poter scrivere nel proprio curriculum "Oratore del Canova
Club" senza pagare alcuna quota annuale.
D: Avete solo questo tipo di riunioni/cenacoli?
R: No davvero. Oltre che l’Amicizia, (base d'aggregazione),
la Cultura, soprattutto economico finanziaria, la
Solidarietà è il terzo cardine
dell’attività del Club.
D: Solidarietà. Come? A chi ?
R: Con i proventi delle estorsioni, agli amici, il Canova fa la
sua Solidarietà. Negli ultimi anni, ne sono state raccolti
per circa 50-60 mila euro per annata, per opere di
Solidarietà proposte dai soci La partecipazione a questo gioioso
ricatto è richiesta anche ai non soci che ignari si aggirano
per il mondo Canova durante la primavera. In compenso ad ogni
partecipante, da quel momento perseguitato a vita come
Sostenitore, viene rilasciato un bollino annuale per il proprio
passaporto dell'anima da mostrare al Padreterno il più tardi
possibile.
D: Quali altre attività vale la pena ricordare?
R: Certamente, il Premio di Letteratura Economica e Finanziaria.;
la Serata di Gala con i suoi Canoviani d’Onore e il Premio
R.O.S.A. Canova.
D: Può elaborare?
R: Da circa 20 anni il Canova vanta un Premio di Letteratura
Economica e Finanziaria tra i più ambiti di
quell'inflazionato universo. Premio vinto, su votazione segreta
dei Soci, dal miglior divulgatore italiano, scelto su una terna
di scrittori-economisti italiani. La selezione della terna, tra i
libri pubblicati in Italia l'anno prima, è fatta dal
più affollato apposito Comitato del Canova.
Durante la Serata di chiusura del Gala di Fine Anno, vengono dati
dei riconoscimenti ad artisti che aiutano la solidarietà e,
soprattutto vengono premiati i Canoviani d’Onore, ovvero
gli speakers più votati dell’anno e, come leggerete
dall’allegato, sono i primi della classe del nostro
ambiente.
Last but not least, è il Premio R.O.S.A. Canova:
un’iniziativa di una sostenitrice del Club, (la dottoressa
- in radiologia - Carlotta Gaudioso), che ha inteso premiare
donne di successo per Risultati Ottenuti Senza Aiuti, (vedi
allegato,) attraverso la votazione delle donne di Canovalandia,
filtrato da un Comitato d’Onore femminile (vedi elenco).
Dalle donne alle donne. Agli uomini solo un Comitato Pari
Opportunità.
D: Gi à finita l’attività?
R: Più o meno. Vale forse la pena ricordare la serata di
Carnevale ogni anno, le attività di visita ai musei,
gestite dal Canova Junior.
D: Cos’è il Canova Junior?
R: E il gruppo formato dal Canova Giovane: i ragazzi appena prima
della laurea fino al primo impiego e dal Canova Medium: dopo il
primo impiego, fino a 35 anni, a loro volta facenti parte di
Canovaldia, la “Holding” dei clubs da me fondati,
ovvero quelli ancora in essere.
D: E quanti e quali club/strutture ha creato?
R: Molte, Quelle in essere sono Diplomatia, dove ho messo insieme
ciò che è peculiare di ogni capitale: Ambasciate,
Istituzioni/Ministeri, Imprese, Cenacolo dei 30, top CEO presenti
a Roma, B&F, Breakfast & Finance, composto soprattutto di
CFO, con riunioni tecniche finanziarie mattutine (8 am-9.30 am),
Petit Club, 22 dei principali corrispondenti esteri dei
principali organi di stampa internazionali, I Vespri, i
Siciliani per benee bravi a propagandare gli aspetti positivi
dell’Isola.
D: Grazie. Torniamo al Canova Club. Quanti soci ha il Club
oggi?
R. Il Club ha oggi, come ieri, un numero chiuso di soci, anche
per renderlo più appetibile. In teoria (perché nella
pratica sono un po’ di più), non possono essere
più di 99, sulla base del premio della qualità sulla
quantità. Gravitano però, intorno al Club un altro paio
di centinaia di persone tra sostenitori, quelli che partecipano
alla Solidarietà senza essere soci, frequentatori "una volta
tanto, quando posso", compresi uomini di Governo, politici,
ospiti speciali, etc. Se si includono quelli che vogliono essere
in tutte le mailing lists e quelli costretti dalla megalomania
del fondatore a ricevere le demenziali Effemeridi, il mondo
Canova impesta un migliaio e più di capi famiglia, non solo
a Roma, (Effemeridi può avere molti sinonimi, ma mai "invito
gratuito a cena"). Tenuto conto che i cenacoli sono aperti ai
partners, ecco spiegata la media delle oltre 200 persone a
serata.
I soci sono rigorosamente non uguali (come le persone nella vita)
e sono liberi di non sentirsi uguali nei confronti del loro Club.
Si hanno, infatti, diversi tipi di soci: quelli attivi che
gestiscono e quelli felici di essere gestiti. Il Canova ha anche
il privilegio di avere la categoria degli "Ex-soci", quando il
divorzio è deciso dal Club e non dal socio (come avviene
normalmente negli altri clubs, alla perenne ricerca del socio
perduto). Le quote d'associazione sono composte solo dal costo
vivo delle cene. Costo a portata di stipendio bancario. Il resto
delle spese sono coperte ... dalla buona volontà oltre che
dal tempo (e talvolta dai quattrini) di chi assume l'onere,
più che l'onore, degli incarichi di service. Questo pagarsi
tutto da soli dà quella libertà verso tutto e tutti che
è anche la vera bandiera del Canova.
Tutto ciò è frutto del genio speciale dei Canoviani,
quello composto dall'1% di ispirazione e dal 99% di sudore.
D: Scusi, la domanda classica: ma di quante ore è composta
la sua giornata?
R: In verità avrebbe potuto dire anche la nottata. Anche
perché mi piace ballare, leggere (sono un cultore di
aforismi), scrivere (un grafomane impenitente) viaggiare (
già visitato oltre 80 paesi), giocare al pallone (ancora?)
(Ebbene sì), e vedere il pallone (specie se gioca la
Maggica).
D: Scusi, ma ha una sua vita familiare, oltre che sociale e
professionale?
R: Altro che: da quasi 40 anni con l’unica emigrante
svizzera sbarcata a Roma, nel 1967. Una donna cui debbo molto per
ciò che ha fatto. Non ho figli: la prossima volta.
D: Come vuole chiudere?
R: Ringraziando:… la vita che mi ha dato tanto, i
tantissimi amici che mi hanno sempre seguito in questi miei
assembramenti e quelli speciali, che, sinceri, mi hanno dato una
mano ad offrire un service ai soci del Club. |