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INTERVISTA
a Stefano Balsamo

pubblicata su “Mondo Bancario Magazine” N.1 Anno 2006
D: Prima di entrare in argomento, ci permetta una digressione sul privato: lei ha 62 anni e da 36 lavora .(ancora) in una banca d’affari americana: non è un po’ singolare?
.R: Non proprio se decidi, come me, che sia un lavoro ..temporaneo!
D: Scusi, ma non capisco totalmente la battuta.
R: Ha ragione. Le spiego il paradosso.
Dopo 5 anni di duro lavoro, avevo lasciato il Credito Italiano(dove ero stato scaraventato democraticamente da mio padre, a 18 anni, dopo il diploma di ragioneria, per blindarmi in un posto sicuro), perché, per darti la procura, dovevi girare l’Italia. Ed io, da buon siculo di sangue, mi ero innamorato di Roma e di tutto quello che c’è intorno, e non me ne volevo andare per fare carriera. Dopo una dozzina di colloqui, in cui tutte le banche hanno fatto a gara per…non prendermi, sono stato assunto dalla Morgan Vonwiller, in apertura a Roma, grazie alla “raccomandazione” giusta: quella della segretaria del gran capo: assunto per il posto sbagliato (estero merci), con l’esperienza sbagliata (forestieri/cambio valute). Insomma, non ero neppure stato assunto, che già ero a pensare di dovermene andare, anche perché il mio inglese era pessimo.
D: Ma poi ha imparato?
R: Poco e penosamente.(Con il computer è andata peggio. Non ci ho -quasi- neppure provato). Inoltre, scoprii subito che nella banca americana volevano farmi girare per il mondo, sempre per farmi fare quella (maledetta) carriera che non volevo fare.
D: Però l’ha fatta se è il capo, da tempo immemorabile, della JPMorgan a Roma.
R: In effetti, tra tutte queste non qualificazioni, una l’avevo maturata, inconsapevolmente e naturalmente: fare networking, metter insieme la gente, (che vuole stare insieme e che, per fortuna, è la maggioranza), attraverso la creazione di…clubs.
D: E così è arrivato direttamene al tema. Che vuol dire creare clubs? Può essere più specifico?
R: Nel 1978, da buon siciliano, con la tara atavica del clan, al richiamo di "amici nella professionalità'", presi a riunire alcuni colleghi, officers italiani, di banche americane, quest'ultime, in piena profittevole scoperta del Bel Paese.
I "Cenacoli" mensili si svolgevano al Bar “Canova” di Piazza del Popolo, donde il nome del Club. Lo scopo iniziale fu quello di dividere insieme prospettive e preoccupazioni lavorando per delle multinazionali in un ambiente romano ed una dimensione romanesca. Ma la contemporanea frequentazione di libellule notturne nel Bar Canova rendeva quelle riunioni più simili alle "serate bischere di Amici Miei" che a dissertazioni da Accademia della Crusca. L'unica regola che ci demmo e che sopravvive tutt'oggi è quella di cercare di non darsi delle regole, accettando solo quella del "buon gusto e del buon senso". (La logica della modestia imperante era quella che le leggi servono dove qualcosa non va. Questo non è mai stato il caso del Canova).
Crescemmo "slowly but surely" cooptando amici ed amici degli amici che lavoravano nell'ambito delle problematiche aziendali, con enfasi in finanza, specie quella internazionale
D: Quando vi vedevate e con che frequenza?
R: Prendemmo a vederci (e ci vediamo) verso le 18.30 unica uscita dal lavoro a quell'orario antelucano. Il vedersi e parlarsi almeno una volta il mese in occasione dei Cenacoli, fu (ed è) uno dei veri obiettivi del Canova. Ciò serve a mantenere amicizie che, lasciando altrimenti gli incontri al caso e all'interesse contingente, sarebbero morte per mancanza di opportunità. Fino alle 19.30, durante l'aperitivo, è rimasto lecito parlarsi addosso, a coppie o a gruppi. Tra le 19.30 e le 21.00, hanno luogo le famose discussioni canoviane rese piccanti dallo stomaco vuoto (si cena dopo). Ci fu, specie all'inizio, qualcuno dei soci che cercò di parlare lui stesso di qualche argomento tecnico-economico-finanziario. Scoprimmo presto che questa sarebbe stata la migliore "soluzione finale" e definitiva per il Canova e fummo così costretti a passare ad ospiti d'onore esterni. Fra costoro una sera venne il (Deputy) Ambasciatore Americano. Le Brigate Rosse & Co. non erano ancora pentite e gli USA avevano appena "conquistato" Granada. Risultato: gli uomini della sicurezza USA conquistarono anche il Bar Canova. Ed i superstiti furono deportati all'Hosteria dell'Orso, dove si riunirono per molti anni.
D. Quali sono gli ingredienti da allora?
R: "The best members", "the best speakers" e "the best premises". Il locale più prestigioso di Roma allora, l’Hostaria dell’Orso appunto, riservò al club le sue splendide sale e la famosa “Cabala” danzereccia. Quando la Cabala cominciò ad esser stretta, vagammo un po’ per altre locations, fino ad approdare, in modo definitivo, al Grand Hotel Parco dei Principi.
D: Chi sono gli speakers del Canova?
R: Attenendosi scrupolosamente all'informalità, alla franchezza ed al "seri ma non seriosi", sono venuti a dispensare cultura i nomi più prestigiosi, specie in termini di economia e finanza (basta leggere l'apposito allegato per esternare il proprio stupore). In verità i veri motivi inconfessati che spinsero (e spingono) molti degli Ospiti Speciali a venir nella tana del Canova sono: non dover pagare un'audience predisposta ad ascoltarli; 2) ricevere gratuitamente un simbolo del Canova, del non disprezzabile valore di E 70.00; 3) poter scrivere nel proprio curriculum "Oratore del Canova Club" senza pagare alcuna quota annuale.
D: Avete solo questo tipo di riunioni/cenacoli?
R: No davvero. Oltre che l’Amicizia, (base d'aggregazione), la Cultura, soprattutto economico finanziaria, la Solidarietà è il terzo cardine dell’attività del Club.
D: Solidarietà. Come? A chi ?
R: Con i proventi delle estorsioni, agli amici, il Canova fa la sua Solidarietà. Negli ultimi anni, ne sono state raccolti per circa 50-60 mila euro per annata, per opere di Solidarietà proposte dai soci La partecipazione a questo gioioso ricatto è richiesta anche ai non soci che ignari si aggirano per il mondo Canova durante la primavera. In compenso ad ogni partecipante, da quel momento perseguitato a vita come Sostenitore, viene rilasciato un bollino annuale per il proprio passaporto dell'anima da mostrare al Padreterno il più tardi possibile.
D: Quali altre attività vale la pena ricordare?
R: Certamente, il Premio di Letteratura Economica e Finanziaria.; la Serata di Gala con i suoi Canoviani d’Onore e il Premio R.O.S.A. Canova.
D: Può elaborare?
R: Da circa 20 anni il Canova vanta un Premio di Letteratura Economica e Finanziaria tra i più ambiti di quell'inflazionato universo. Premio vinto, su votazione segreta dei Soci, dal miglior divulgatore italiano, scelto su una terna di scrittori-economisti italiani. La selezione della terna, tra i libri pubblicati in Italia l'anno prima, è fatta dal più affollato apposito Comitato del Canova.
Durante la Serata di chiusura del Gala di Fine Anno, vengono dati dei riconoscimenti ad artisti che aiutano la solidarietà e, soprattutto vengono premiati i Canoviani d’Onore, ovvero gli speakers più votati dell’anno e, come leggerete dall’allegato, sono i primi della classe del nostro ambiente.
Last but not least, è il Premio R.O.S.A. Canova: un’iniziativa di una sostenitrice del Club, (la dottoressa - in radiologia - Carlotta Gaudioso), che ha inteso premiare donne di successo per Risultati Ottenuti Senza Aiuti, (vedi allegato,) attraverso la votazione delle donne di Canovalandia, filtrato da un Comitato d’Onore femminile (vedi elenco). Dalle donne alle donne. Agli uomini solo un Comitato Pari Opportunità.
D: Gi à finita l’attività?
R: Più o meno. Vale forse la pena ricordare la serata di Carnevale ogni anno, le attività di visita ai musei, gestite dal Canova Junior.
D: Cos’è il Canova Junior?
R: E il gruppo formato dal Canova Giovane: i ragazzi appena prima della laurea fino al primo impiego e dal Canova Medium: dopo il primo impiego, fino a 35 anni, a loro volta facenti parte di Canovaldia, la “Holding” dei clubs da me fondati, ovvero quelli ancora in essere.
D: E quanti e quali club/strutture ha creato?
R: Molte, Quelle in essere sono Diplomatia, dove ho messo insieme ciò che è peculiare di ogni capitale: Ambasciate, Istituzioni/Ministeri, Imprese, Cenacolo dei 30, top CEO presenti a Roma, B&F, Breakfast & Finance, composto soprattutto di CFO, con riunioni tecniche finanziarie mattutine (8 am-9.30 am), Petit Club, 22 dei principali corrispondenti esteri dei principali organi di stampa internazionali, I Vespri, i Siciliani per benee bravi a propagandare gli aspetti positivi dell’Isola.
D: Grazie. Torniamo al Canova Club. Quanti soci ha il Club oggi?
R. Il Club ha oggi, come ieri, un numero chiuso di soci, anche per renderlo più appetibile. In teoria (perché nella pratica sono un po’ di più), non possono essere più di 99, sulla base del premio della qualità sulla quantità. Gravitano però, intorno al Club un altro paio di centinaia di persone tra sostenitori, quelli che partecipano alla Solidarietà senza essere soci, frequentatori "una volta tanto, quando posso", compresi uomini di Governo, politici, ospiti speciali, etc. Se si includono quelli che vogliono essere in tutte le mailing lists e quelli costretti dalla megalomania del fondatore a ricevere le demenziali Effemeridi, il mondo Canova impesta un migliaio e più di capi famiglia, non solo a Roma, (Effemeridi può avere molti sinonimi, ma mai "invito gratuito a cena"). Tenuto conto che i cenacoli sono aperti ai partners, ecco spiegata la media delle oltre 200 persone a serata.
I soci sono rigorosamente non uguali (come le persone nella vita) e sono liberi di non sentirsi uguali nei confronti del loro Club. Si hanno, infatti, diversi tipi di soci: quelli attivi che gestiscono e quelli felici di essere gestiti. Il Canova ha anche il privilegio di avere la categoria degli "Ex-soci", quando il divorzio è deciso dal Club e non dal socio (come avviene normalmente negli altri clubs, alla perenne ricerca del socio perduto). Le quote d'associazione sono composte solo dal costo vivo delle cene. Costo a portata di stipendio bancario. Il resto delle spese sono coperte ... dalla buona volontà oltre che dal tempo (e talvolta dai quattrini) di chi assume l'onere, più che l'onore, degli incarichi di service. Questo pagarsi tutto da soli dà quella libertà verso tutto e tutti che è anche la vera bandiera del Canova.
Tutto ciò è frutto del genio speciale dei Canoviani, quello composto dall'1% di ispirazione e dal 99% di sudore.
D: Scusi, la domanda classica: ma di quante ore è composta la sua giornata?
R: In verità avrebbe potuto dire anche la nottata. Anche perché mi piace ballare, leggere (sono un cultore di aforismi), scrivere (un grafomane impenitente) viaggiare ( già visitato oltre 80 paesi), giocare al pallone (ancora?) (Ebbene sì), e vedere il pallone (specie se gioca la Maggica).
D: Scusi, ma ha una sua vita familiare, oltre che sociale e professionale?
R: Altro che: da quasi 40 anni con l’unica emigrante svizzera sbarcata a Roma, nel 1967. Una donna cui debbo molto per ciò che ha fatto. Non ho figli: la prossima volta.
D: Come vuole chiudere?
R: Ringraziando:… la vita che mi ha dato tanto, i tantissimi amici che mi hanno sempre seguito in questi miei assembramenti e quelli speciali, che, sinceri, mi hanno dato una mano ad offrire un service ai soci del Club.
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